Onorevoli Colleghi! - Rifondazione comunista ritiene di grande rilievo l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche relative al fenomeno della mafia e alle altre associazioni criminali similari, per la durata della XV legislatura, a norma dell'articolo 82 della Costituzione.
      Nella storia dell'Italia repubblicana hanno già operato, dal 1962 ad oggi, sette Commissioni parlamentari che - valendosi di poteri variamente definiti dalle rispettive leggi istitutive - hanno posto al centro delle proprie indagini e delle proprie iniziative il fenomeno della mafia, nelle sue diverse espressioni, nella sua morfologia, nei suoi collegamenti con la vita sociale e politica.
      La prima Commissione antimafia fu istituita nel dicembre 1962 (legge 20 dicembre 1962, n. 1720) e terminò i suoi lavori nei primi mesi del 1976. Essa aveva essenzialmente il compito di «proporre le misure necessarie a reprimere le manifestazioni e ad eliminare le cause» della mafia. I suoi lavori trovarono una conclusione dopo quattordici anni di attività, non avendo la legge fissato un termine finale.
      La seconda Commissione antimafia fu istituita nel settembre 1982 con la cosiddetta «legge Rognoni-La Torre» (legge 13 settembre 1982, n. 646). Essa non aveva poteri di inchiesta, e le fu attribuito il compito di verificare l'attuazione delle leggi contro la mafia, di accertare la congruità della normativa e della conseguente

 

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azione dei pubblici poteri, di suggerire al Parlamento misure legislative e amministrative. I suoi lavori terminarono nel 1987, con lo scadere della IX legislatura.
      La terza Commissione antimafia venne istituita nel marzo 1988 (legge 23 marzo 1988, n. 94). Aveva poteri di inchiesta e terminò i suoi lavori con la fine della legislatura nel 1992.
      La quarta Commissione antimafia, istituita nell'agosto 1992, con poteri di inchiesta (decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356), ha svolto i suoi lavori per circa sedici mesi, fino alla fine della XI legislatura.
      La quinta Commissione antimafia, istituita nel giugno 1994 (legge 30 giugno 1994, n. 430) ha svolto i suoi lavori per la durata della XII legislatura.
      La sesta Commissione è stata istituita con la legge 1o ottobre 1996, n. 509, ha operato nella XIII legislatura e ha compiuto importanti passi avanti nella lotta alla criminalità organizzata.
      L'ultima, che ha operato nel corso della XIV legislatura, è stata istituita con la legge 19 ottobre 2001, n. 386.
      Nel corso degli anni in cui ciascuna di queste Commissioni ha preso vita e ha adempiuto ai propri compiti, il fenomeno mafioso ha subìto profonde modificazioni. È cambiata la natura dei suoi rapporti con la società e con le istituzioni, si è accresciuto il volume degli affari gestiti o controllati dalle grandi organizzazioni criminali, sono cambiati i rispettivi gruppi dirigenti, l'attacco alla legalità è divenuto più duro e insidioso, assumendo un carattere eversivo, anche se cominciano ad essere colti alcuni importanti successi grazie al rinnovato impegno delle istituzioni.
      Le Commissioni hanno acquisito un ampio patrimonio conoscitivo. Negli anni '60 e '70 ciò è avvenuto in una situazione nella quale il contributo all'accertamento della verità proveniente dall'autorità giudiziaria era assai scarso. Dall'inizio degli anni '80 la situazione è cambiata. È stata l'iniziativa giudiziaria a imprimere una svolta ed è storicamente di grande rilievo il ruolo svolto dal pool antimafia dell'ufficio istruzione presso il tribunale di Palermo. Nell'ordinanza di rinvio a giudizio del cosiddetto «maxiprocesso», depositata l'8 novembre 1985, i giudici istruttori di Palermo avvertirono l'esigenza di dedicare molte pagine, in apertura del provvedimento, alla descrizione specifica del fenomeno «Cosa nostra», non sufficientemente conosciuto. Una Commissione antimafia si era costituita, come detto, nel 1982, dopo un vuoto di sei anni, e per i suoi lavori il contributo della magistratura inquirente di Palermo fu in quegli anni un punto di riferimento essenziale.
      Nelle Commissioni che hanno operato durante gli anni '80 vi è stato un fortissimo sviluppo dell'attività propositiva, specialmente durante il periodo 1988-1992, cioè negli stessi anni in cui l'attività giudiziaria subiva battute di arresto, a cominciare dallo smantellamento del pool antimafia di Palermo.
      Infine, la Commissione antimafia istituita nella XI legislatura ha svolto una importante attività, nonostante il breve periodo in cui ha operato, conseguendo risultati assai rilevanti, sia sul terreno delle conoscenze sia su quello delle proposte. Per la prima volta il tema delle connessioni tra le organizzazioni mafiose e il sistema politico-istituzionale è stato messo compiutamente a fuoco, con l'approvazione, a larghissima maggioranza, di due relazioni: la prima sul fenomeno «Cosa nostra», la seconda su quello della camorra, ponendone in luce le interrelazioni. In esse, tra l'altro, la valutazione relativa alle responsabilità politiche veniva rigorosamente distinta dall'accertamento di specifiche responsabilità penali, e ciò ha contribuito a una impostazione più corretta dell'analisi e del giudizio sulle forme diffuse di debolezza istituzionale e di degenerazione della politica che hanno favorito i poteri mafiosi.
      Si tratta di un lavoro che occorre proseguire con continuità, approfondendo le conoscenze finora raggiunte, aggiornando l'analisi e soprattutto verificando la funzionalità degli strumenti istituzionali da impiegare nell'azione di contrasto contro
 

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la mafia, nella prevenzione delle attività criminali e della illegalità.
      Presentiamo all'inizio della XV legislatura questa proposta di legge e ci adopereremo subito per la sua sollecita approvazione, allo scopo di evitare ogni interruzione nell'impegno del Parlamento italiano contro la mafia sia sul terreno delle conoscenze sia su quello delle proposte e dei controlli.
      In piena continuità con le norme che istituivano la Commissione nelle più recenti legislature, noi proponiamo che essa abbia il carattere di una Commissione parlamentare di inchiesta: che dunque proceda, secondo il dettato dell'articolo 82 della Costituzione, «alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria».
      L'articolo 1, oltre a fissare tale carattere della Commissione, ne indica i compiti: accertare e valutare la natura e le caratteristiche del fenomeno mafioso, i suoi mutamenti e tutte le sue connessioni; verificare e valutare l'attuazione delle leggi in materia, la loro congruità, la loro efficacia rispetto all'azione antimafia e più in generale la qualità dell'impegno dei pubblici poteri; instaurare un rapporto di consultazione con le associazioni della società civile che con grande impegno si battono contro le mafie; riferire al Parlamento al termine dei propri lavori, ogni volta che la Commissione lo ritenga opportuno e comunque annualmente. L'ambito di competenza della Commissione si estende naturalmente a tutte le associazioni di tipo mafioso (articolo 416-bis del codice penale), nelle varie aree geografiche del Paese.
      L'articolo 2 definisce la composizione della Commissione e le modalità dell'elezione del presidente, di due vicepresidenti e di due segretari da parte della Commissione stessa, a scrutinio segreto.
      L'articolo 3 regola le audizioni e le testimonianze rese davanti alla Commissione.
      Gli articoli 4 e 5 disciplinano la materia relativa agli atti e documenti che interessano il lavoro della Commissione, i vincoli di segretezza ai quali tali documenti possono essere assoggettati e l'obbligo di rispettare la segretezza, che incombe sui componenti la Commissione, sui funzionari e il personale addetto, sui collaboratori.
      L'articolo 6 regola l'organizzazione interna della Commissione, compresa la previsione dell'informatizzazione e della pubblicazione dei documenti prodotti.
      L'articolo 7 fissa nel giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale l'entrata in vigore della legge.
 

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